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Un inno di Quaresima ricorda che il digiuno, non solo del cibo, favorisce l'autentica vita cristiana: "Usiamo in modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamo, con maggior attenzione, vigilanti". In un messaggio per la Quaresima, Benedetto XVI indicò ai cristiani il digiuno come pratica penitenziale da riscoprire. Prese spunto dall'episodio del Vangelo di Matteo in cui si narra che Gesù rimase nel deserto quaranta giorni senza cibo e alla fine ebbe fame. Le parole e l'esempio del Signore, diceva il papa, mettono in luce la ragione profonda del digiuno e rigettano il fariseismo di chi si limita ad osservare le prescrizioni legali, ma con il cuore lontano. Molto diffuso nella prima comunità cristiana, come appare dagli Atti degli apostoli, il digiuno è stato considerato dai Padri della Chiesa una forza che aiuta a contrastare peccato e bramosie, aprendo la strada di Dio. Nell'odierna cultura del benessere la pratica terapeutica della dieta ha preso il sopravvento su quella religiosa del digiuno e sul suo significato più profondo, che consiste, come aveva intuito Paolo VI, nella chiamata cristiana a non vivere per se stessi, ma per il Signore e per i fratelli.